I luoghi del film l'Albero degli Zoccoli: la filanda


"Eravamo in ventinove, solo in sette ci siamo salvà, e gli altri ventidue son cascà e sono anegà".

Questa strofa è cantata nel film dalle filandere, all'interno di una vera filanda, intente a compiere quei gesti tipici di un mestiere che aveva però come primi interpreti i "Caalèr" (i cavalieri ) che altro non è che il nome dato in dialetto bergamasco ai bachi da seta, elemento primario per la creazione naturale del bozzolo e quindi del prezioso filo di seta. Alle donne del posto ( vi era nelle filande una prevalenza femminile) il compito di prendere con le dita il capo del filo di seta dai bozzoli tenuti costantemente a "mollo" in acqua caldissima per facilitarne il distacco. La nostra giovane contadina Maddalena (Lucia Pezzoli) lavora appunto nella filanda, dove ad un certo punto, il suono di una sirena interrompe il lavoro dell'intero stabilimento.
 In filanda il lavoro poteva durare dalle 12 alle 14 ore, si recitavano preghiere, e si cantava come nel film.
La foto sopra mostra la filanda del film come appare oggi, è situata a Martinengo un borgo storico della bassa pianura bergamasca (sede anche del convento del film come descritto in un articolo precedente e di altre location minori che nel complesso danno forma al "paese della pellicola di Olmi").
Il Filandù come viene chiamato a Martinengo fu eretto in stile neogotico dall'industriale Daina verso il 1870 e rappresenta un raro esempio di archeologia industriale. Completamente restaurato verso la fine della prima decade del XXI secolo, oggi appartiene al comune, e viene messo a disposizione a beneficio della comunità. Ulteriori informazioni su http://biblioteca.comune.martinengo.bg.it/arte-a-martinengo/il-filandone/

(c) RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Filandone oggi, si noti in fondo a destra la scalinata dalla quale scendono
le filandere nel film alla fine del turno di lavoro.
Il filandone in una stampa d'epoca.
- Vf Studio d'arte fotografica di Quarti Stefano - Martinengo Bg -